La città che muore. Visita a Civita di Bagnoregio
‘La città che muore’
Un nome un po’ inquietante per il delizioso borgo di Civita di Bagnoregio, ma non vi può essere appellativo più azzeccato.
Aggrappata alla montagna e collegata al resto del mondo da un lungo ponte in cemento, Civita conta giusto un pugno di abitanti.
Non è stato così nel suo passato. Le sue antiche mura racchiudono millenni di storia e noi cercheremo come solito di approfondirne un po’ la visita.
La città che muore – Visita a Civita di Bagnoregio
Cominciamo subito con alcune notizie pratiche.
Per arrivare a Civita dovete per forza passare per il paese di Bagnoregio, di cui ne è una frazione.
Quindi ricordatevi di prendere direzione BAGNOREGIO. L’auto potete lasciarla in uno dei due parcheggi principali: al P.le Belvedere (via Bonaventura Tecchi), circa 500 mt dal paese, oppure in P.le Battaglini, all’ingresso di Bagnoregio, entrambi a pagamento. Da quest’ultimo sarete un po’ distanti, ma viene messa a disposizione una navetta che, al costo di € 1,00 a/r vi porterà all’inizio del ponte. Contate che in alta stagione ci potrebbe essere ressa. Il biglietto si fa a bordo.
L’ingresso alla città che muore avviene solo percorrendo il lungo viadotto, interdetto a tutte le vetture, eccetto quelle dei residenti o in caso di autorizzazioni speciali.
Per preservare il delicato agglomerato di case, quasi in equilibrio precario, da qualche anno (di preciso non so da quando) è stata introdotta una tassa d’ingresso di € 5,00 per persona. Tale importo viene utilizzato per interventi di manutenzione e ristrutturazione del borgo, visto l’aumento del flusso turistico degli ultimi tempi.
Sono esenti dal pagamento i bimbi al di sotto dei 6 anni di età (portatevi un documento, potrebbero chiedervelo), gli ospiti delle strutture ricettive, disabili ed invalidi al 100% ed accompagnatori, i residenti di Civita ed i parenti più stretti.
Ora due parole su dove si trova Civita di Bagnoregio, la città che muore.
Ci troviamo in provincia di Viterbo, al centro della Valle dei Calanchi, un luogo di straordinaria bellezza, che potrete ammirare già al vostro primo passaggio sul viadotto.
La storia di Civita comincia con gli etruschi, popolo fondatore, e continua, dopo la caduta dell’Impero Romano, con le dominazioni di vari popoli, fino ad arrivare ai Franchi di Carlo Magno, che la consegnarono al Papato. Assume l’attuale aspetto nel medioevo, ritoccato nell’estetica durante il periodo rinascimentale.
Un tempo il suo centro aveva dimensioni ben diverse, ma i terremoti e le frane erosero il terreno, distruggendo case e palazzi, e spingendo gli abitanti a spostarsi più in basso, fondando così l’abitato di Bagnoregio. Aveva ben 5 porte d’accesso, anch’esse sgretolatesi a causa dei fenomeni appena citati.
Ora ne rimane solo una, quella da cui accediamo tutti, ossia Porta Santa Maria.
A testimonianza del periodo etrusco, rimangono il ‘Bucaione’, ossia un tunnel alla base dello sperone su cui sorge Civita di Bagnoregio, e la grotta di San Bonaventura. Si tratta di una tomba etrusca dove la leggenda vuole che San Francesco abbia curato Giovanni Fidanza, il quale crescendo divenne suo seguace, diffondendo gli ideali di semplicità ed amore del suo curatore.
Una curiosità: il suo braccio destro fu staccato dal corpo alla fine del XV secolo ed è tuttora conservato a Lione quale reliquia, nella Cattedrale di San Nicola. Vien da dire ‘per fortuna’ visto che il corpo del santo fu poi trafugato e disperso.
Ma cosa fare una volta giunti nella città che muore? Io purtroppo la visitai in breve tempo, ma quando tornerò sicuramente soggiornerò in uno dei suoi b&b e cenerò a base di piatti tipici laziali nelle sue taverne tradizionali. Poi mi perderò per le sue stradine, dove chi è restato posa piante e fiori, colorandole come un arcobaleno, magari visiterò uno dei suoi eleganti palazzi nobiliari.
All’interno del Palazzo degli Alemanni è ospitato il Museo geologico e delle Frane, dove vedrete emergere chiaramente il rapporto fra Civita di Bagnoregio ed il territorio circostante. Il museo abbraccia numerose discipline, dall’archeologia, alla sismologia e chiaramente la geologia.
Tra i palazzi nobiliari presenti segnalo anche quello dei Colesanti e dei Bocca.
Ulteriori informazioni su Civita di Bagnoregio, la città che muore, potrete trovarle sul sito www.civita-di-bagnoregio.info
comprese anche quelle su dove dormire, dove mangiare e gli eventi aggiornati che si tengono nel paese.
Foto tratte dal sito Pixabay.
Io ho visitato Civita di Bagnoregio l’anno scorso. Peccato ci sia troppa gente il sabato perchè è diventata molto turistica ma comunque mantiene il suo fascino, soprattutto se ami perderti tra i vicoletti.
eh lo so…bisognerebbe evitare i fine settimana…ma come si fa…? Grazie mille per aver condiviso la tua esperienza 🙂
noi stiamo cercando di visitare tutti i borghi della mia zona…tra cui anche Bobbio e Grazzano Visconti! questo mi manca!
In effetti sarebbe l’ideale…ma purtroppo lavorando non sempre è possibile.
Quando ci sono stata io purtroppo era pieno di gente e quindi è stato tutto troppo ” di corsa ” però devo dire che mi è piaciuta lo stesso tantissimo. Spero di riuscire a tornarci magari in mezzo alla settimana in modo da trovare meno gente e girarmela più con calma
Il titolo mi aveva messo un po’ di malinconia. Leggendo ho capito perfettamente perché Civita è la città che muore. I vicoli e l’atmosfera che si respirano oggi la rendono unica secondo me. Eppure un tempo prima di tutti i terremoti e di tutte le frane doveva essere ancora più bella e soprattutto più viva nel suo insieme!
i borghi antichi sono belli ma sono destinati a spegnersi per tanti motivi. Anche il fatto che non sono facili da raggiungere. Però si mangia di un bene…
Infatti, questo luogo è fermo nel tempo!
a me è piaciuta da morire con tutti quei vicoletti e la vista. ottimi anche i ristoranti dentro e attorno
dal tuo racconto ritengo sia un posto davvero molto bello, io amo visitare i piccoli luoghi con vicoli e stradine che ti riportano indietro nei tempi. Luoghi che ritengo debbano essere conosciuti e non vadano lasciati morire
Sono perfettamente d’accordo con te. Ed infatti sono molto contenta che questo borgo sia sempre più visto dal turismo, ma il tutto deve avvenire in modo responsabile ed i proventi della tassa d’ingresso REALMENTE utilizzati per le manutenzioni.
penso che Civita sia uno dei borghi più unici e più interessanti in Italia. Dalle foto che hai inserito nell’articolo e da quest’ultimo stesso si vede quanto è suggestiva!
Hai ragione è un luogo unico, come tanti nella nostra bella Italia. A presto e grazie per il commento!
Sono stata diverse volte a Bagnoregio e mi ha sempre colto un senso di profonda tristezza al pensiero che questo bellissimo posto prima o poi possa morire così…senza quasi lasciar traccia. L’atmosfera che si respira girando per le stradine e visitando i luoghi è davvero particolare. Consiglio a tutti una visita!
Grazie per il tuo commento. Diciamo che stanno facendo il possibile per preservarlo…speriamo che conti qualcosa!
Non avevo mai sentito parlare di questo borgo ed il nome non sembra essere così appropriato
In effetti quasi inquieta…però se pensi a come si è spopolato a causa dell’erosione…per fortuna ora il turismo ed alcune politiche di conservazione lo stanno preservando…ed è un’ottima cosa!
Utilissimo perché ci vado un paio di giorni durante le vacanze di Pasqua…grazie mille!
Davvero! Mi fa proprio piacere esserti stata utile! Grazie per il tuo commento 🙂
io non ci sono mai stata ma sono proprio questi i borghi che adoro visitare……. ti ringrazio per le preziose info…..
Figurati, grazie a te per il commento!
Ne abbiamo sentito talmente tanto parlare che ci siamo andati giusto pochi giorni fa.. ormai la definizione di “il paese che muore” è abbastanza superata.. l’afflusso di visitatori che abbiamo trovato, grazie anche al clima ideale, era tale da rendere questo paese anche troppo vivo! Comunque rimane molto caratteristico, soprattutto il percorso per potervi accedere da cui si possono fare delle ottime foto panoramiche
Hai ragione!! Quando andai io, nel 2007, il turismo era presente ma non come ora. Da una parte ne sono contenta, dall’altra spero che vengano davvero attuate delle politiche di controllo sugli afflussi turistici e che il turista stesso abbia la coscienza di non deturpare un luogo così delicato.